Sine pecunia non cantantur missae. Senza denaro, non si cantano messe. Una massima antica ma che non richiede particolari commenti per avvalorarne la fedele attualità.
Del denaro si è inevitabilmente parlato molto nell’ultimo periodo. In tanti italiani si sono ritrovati a far conti magri e le richieste di soccorso si sono levate altissime da ogni settore, comprensibilmente.
Abbiamo ascoltato proposte di ogni tipo per far fronte impoverimento degli italiani costretti all’astensione dal lavoro a causa del lockdown. Così come abbiamo assistito a un dibattito incalzante, in realtà non ancora concluso, sulle diverse modalità di accesso agli aiuti della Comunità Europea alla nostra economia.
Qui non si vuole entrare nel campo delle scelte politiche, quindi lasceremo andare le valutazioni sulle singole possibili alternative, ma “abbasseremo” il livello, se così si può dire, a considerazioni più pratiche.
Ci occuperemo del denaro, quindi, in senso ancor più materiale, facendo riferimento alla moneta fisica e alle conseguenze della sua diffusione nel contesto della Pandemia da Covid-19.
Gli esperti, nel diramare norme di comportamento volte alla salvaguardia della salute e alla difesa personale dal contagio, hanno indicato il contante come un possibile veicolo di infezione. E hanno insistentemente raccomandato di badare all’igienizzazione delle mani dopo ogni contatto con la carta moneta.
Come spesso si è verificato nel corso di questa emergenza, sono giunte raccomandazioni che erano già ampiamente valide già al tempo della vecchia normalità perduta. Giacché lavarsi le mani con frequenza, anche se non si è toccato del denaro, risponde a una norma di igiene attribuibile al buon senso e non dovrebbe richiedere una pandemia per dover essere applicata. Tuttavia, non potendo lasciare nulla al caso, in questo periodo si è detto e ripetuto con insistenza anche questo.
Tanto l’appello ha assunto termini solidi da tradursi in un provvedimento che potrebbe essere approvato a breve allo scopo di abbassare il tetto massimo di contante impiegabile in una transazione economica, che passerebbe così da 3.000 e 2.000 euro. Un argomento quest’ultimo, che da anni appassiona – su diversi fronti anche decisamente ideologizzati – un acceso dibattito e che ora ritorna, per l’intervenuta pandemia, di stringente attualità. Riuscirà la pandemia laddove la lotta all’evasione fiscale fino a oggi ha fallito?