Il tramonto della lettura. L’eroica resistenza di chi non si arrende

Qualcosa è cambiato, forse in modo irreversibile, nella trasmissione della cultura. Sono molto cambiati i supporti, certo, ma innegabilmente è mutato anche l’indirizzo della produzione dell’ingegno artistico. A fare le spese maggiori del cambiamento in atto nell’era digitale è senza dubbio la letteratura.
Dopo il tentativo di trasferire la lettura dal supporto cartaceo (gli amati libri) a quello digitale, ovvero i tablet di ogni genere e forma, è apparso evidente che la vera mutazione è avvenuta nei destinatari delle opere. Sono i comportamenti dei lettori ad essersi trasformati in seguito all’aggressione informatica che sottopone ad ognuno migliaia di pagine digitali di libera fruizione.

Dall’informazione alla letteratura, fino alla saggistica, è come se il testo scritto avesse perso il suo valore nominale, sopraffatto da una sorta di inflazione sensoriale. Gli utenti, difatti, assumono testo in quantità enorme rispetto al passato: e lo fanno essenzialmente attraverso i social. Si può considerare quindi fisiologico che chi abbia letto, ancorché sciocchezze, per gran parte della sua giornata decida di sospendere quella attività per non intraprenderne un’altra tecnicamente identica come la lettura di un buon libro. La conseguenza è un imbarbarimento culturale massivo, esteso all’inverosimile e probabilmente irrimediabile.

I genitori più attenti, che si avvedono dell’insidia che compromette la formazione dei propri figli, cercano di porre un freno a condotte sconsiderate e nocive, ad esempio ponendo limiti all’accesso ai social network. Lo scopo immediato è quello di impedire che si affermi quella dipendenza da monitor che ormai tiene al laccio intere generazioni, non solo di giovanissimi.
Il dato demografico è effettivamente impressionante, poiché non sono solo i ragazzi a rinchiudersi nell’isolamento digitale, con le inevitabili conseguenze culturali. Sempre più alto è infatti il numero degli adulti e anche degli anziani che rinunziano alla lettura per intrattenersi in modo più “moderno”. Ne conseguono effetti devastanti per lo spirito, per l’equilibrio interiore, e finanche per la salute fisica.

I libri sono così relegati alla funzione di complemento di arredo. Ed è questa la residuale forma di dignità che gli è riservata. Compaiono ordinati in splendide librerie alle spalle degli utenti connessi per le videoconferenze, come carte da parati. Ed il danno non riguarda solo la letteratura, ma anche altre forme d’arte, che per gli stessi motivi trovano eroso il loro spazio nella considerazione degli utenti, obnubilati dagli schermi luminosi.

Un dato però sorprende, perché se cala il numero di lettori, incredibilmente cresce il numero di pubblicazioni. Questo si deve all’opera di una minoranza determinata che non rinuncia alla espressione ordinata e compiuta del suo pensiero, e che profitta delle opportunità di pubblicazione semplificata che la stessa tecnologia “nemica” mette a loro disposizione. Una sorta di resistenza silenziosa che affronta a viso aperto le spire del cambiamento, cercando di non farsi annientare. In qualche modo, eroi.

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